DEFICIT DA PERFEZIONISMO E IL COSTO DELL’ARTE

Il deficit da perfezionismo, come ogni “-ismo” ha vari risvolti negativi.

In breve, significa avere la tendenza a considerare inaccettabile qualsiasi forma di imperfezione, ma d’altronde essere sempre impeccabili e al “top” non è plausibile… e poi… chi definisce questo “top”, questo standard altissimo?

Il perfezionismo può essere autodiretto: noi definiamo il livello o lo scopo da raggiungere, spesso esagerato o senza tappe intermedie e ci fustighiamo con una severa autocritica, che può paralizzare e portare a vari stadi di depressione.

Il perfezionismo può essere eterodiretto: richieste esterne, da parte di terze persone, di soddisfare canoni spesso esagerati. Essere aggrediti verbalmente e svalutati può essere l’ordine del giorno: l’umiliazione.

Il perfezionismo può essere anche socialmente imposto, quando si ritine – A TORTO – che gli altri possano avere su di noi aspettative che, se non soddisfatte, ci porterebbero a perdere stima, affetto, attenzioni, approvazione…

Liberarsi di questo “-ismo” non è evidente, se la cosa è già diventata patologica.

L’a-centr-ismo, ossia la progressiva liberazione dagli -ismi accentratori e limitanti la bontà fondamentale che siamo, oltre la personalità, mi ha insegnato questa pratica attraverso la scrittura meditativa:

  • Allinea i tuoi livelli esistenziali (fisico-eterico, emotivo o astrale, mentale e causale) e ciò fai, fallo con tutto il corpo, tutto il cuore, tutta la mente e tutta l’anima. Come? In Dio, con Dio, per Dio. Questo azzera ogni perfezionismo.

Definiamo però la parola “Dio”, proprio per non generare equivoci o nervosismi, ma soprattutto per non rendere improponibile la pratica sopracitata. Per Dio si intende quel Bene che non fa distinzioni, quella Luce o chiarezza d’intenti che non cambia direzione come una bandiera al vento, quella Bellezza che fa star bene, perché porta pace agli occhi, al cuore, al respiro, alla testa… Dio è l’ideale altissimo, ben oltre il concetto di perfezione soggettiva o sociale.

L’Allineamento Integrale, che propongo e insegno, è ciò che io stessa pratico, ma ognuno può stabilire il proprio “rito” per ripulirsi dagli aggregati psichici. L’intento è tutto.

Le immagini che seguono sono un semplice schizzo, nato a occhi chiusi, per rappresentare il flusso in cui tutti noi siamo immersi.

FLUX AND ENERGY BLOCS

Quanto di questo flusso possiamo veicolare dentro di noi? Qual è la percentuale di “download” che possiamo permetterci con i soggettivi blocchi/paure/credenze/vizi in corso?

I blocchi riducono l’apporto per osmosi, perché vivono di vita propria, con proprie leggi.

Un blocco, come il perfezionismo, può essere resettato, accogliendolo, accettandolo ed esponendolo alla luce della coscienza. Solo questo focus può vanificare il blocco o grumo energetico. In questo sta il nostro libero arbitrio: il reale potere di scelta.

L’attuale sistema dell’arte, ma non solo dell’arte purtroppo, genera “-ismi” e patologie esistenziali.

“Non c’è niente che sia perfetto. Ci sono solo imperfezioni che scegliamo di non vedere” A. Einstein

Un tempo l’artista concepiva cattedrali, che non avrebbe mai finito e che si sarebbero realizzate grazie a molti nomi e molti sforzi. La cattedrale in sé aveva importanza. Oggi si vuole personificare il gesto artistico, ma si corre il grande rischio di diventare maschere e perdere il contatto con il flusso. Anche la questione denaro non è da poco… eppure le opere dovrebbero essere abbordabili e condivisibili, soprattutto se possono far star bene. Che idealismo… vero? 

Siamo d’altronde la famiglia umana e creare elitismo è ancora un “-ismo” che limita tutti noi, anche chi ne beneficia, in quanto ogni specialità ha un suo costo intrinseco.

Prezzo. Apprezzarsi. Apprezzamento… Che triade!

Il tempo professionale vale di certo le ore trascorse a creare, studiare, meditare, testare…

Nell’opera d’arte non c’è solo il tempo impiegato per realizzarla, bensì vita: tutto l’essere che è venuto a manifestarsi, per consentire all’opera di emergere. Tanto più l’artista riesce a fare spazio dentro di sé, tanto più la creatività ha margini di manovra. In questo spazio interiore, senza circonferenze, l’opera può diventare addirittura oceanica o divina, a condizione che gli -ismi siano ridotti ai minimi termini.

L’ARTE DELLO SPIRITO nasce dalla conquista di questa libertà interiore.

 

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