Arte oggettiva

“La pennellata al momento del contatto trasporta inevitabilmente l'esatto stato d'essere dell'artista in quel
preciso momento nell'arte”

Questa citazione di Robert Henry – The Art Spirit – sottolinea fortemente la responsabilità dell’artista, nonché l’impegno assunto dall’Arte Oggettiva.

Non è più un’arte casuale o accidentale, bensì causale.

 

Inserire un quid di pensiero e sentimento nel gesto creativo richiede la necessità di rimanere ore e ore “sul pezzo” senza deviare l’intenzione e l’attenzione; proprio questa modalità provoca, crea, inocula la sostanza nel lavoro. Yves Klein, la definirebbe sensibilità immateriale…

Per realizzare il lavoro LIVING FULCRUM, ho impiegato 33 ore, suddivise in quattro giorni e due anni di allenamento, per imparare a tenere il “focus.”

Da studi recenti apprendo, che la distrazione di massa è esponenziale a causa del largo uso della tecnologia; ciò significa che l’attenzione è, in mediaa, ridotta a circa 8 secondi; un tempo di concentrazione insufficiente a produrre un imprinting oggettivo.

Esperimento sulla capacità di percepire oggettivamente un’opera

L’arte contemporanea esalta la licenza del fruitore d’intendere ciò che più gli aggrada nell’ammirazione artistica e certamente, non vi è nulla di male

nella libera interpretazione, sebbene l’approccio percettivo dovrebbe condurre a un’esperienza neutrale e non a una meccanica replica del microcosmo dell’osservatore.

La questione non è il guardare in sé, l’occhio e i suoi connessi, ma piuttosto l’interruzione dell’interpretazione del vedere, ossia il pre-concetto, il pre-giudizio, il riflesso incondizionato. 

Quanti anni ci vorranno prima che l’individuo possa essere talmente presente a se stesso da osservare accadimenti, persone, fiori, opere… nella propria interezza, essenza, realtà, verità, senza interpretazioni fuorvianti? Tanti anni, quanti sono necessari a creare l’organo: la coscienza immaginativa consapevole

e proprio perché, quest’apparato non è ancora perfezionato, che l’arte oggettiva è difficile a farsi e a intendersi

 

La limpida percezione è un seme in divenire!

Sensibile è la chiara luce. Tra le parvenze fallaci… Come una folgore è il titolo della Performance| Esperimento.

 

Sette appuntamenti con il pubblico svoltesi dal 14 al 16 febbraio 2020, presso il Centro Culturale Museo Elisarion , a Minusio, Svizzera.

 

L’opera realizzata per testare la visione oggettiva del pubblico si intitola LIVING FULCRUM: un dipinto di 3 metri di diametro, con inserto luminoso (LED), creato site specific nel museo Elisarion, nelle quattro giornate precedenti l’esperimento. 

 

Sono state necessarie 33 ore di pittura focalizzata, per impregnare l’opera, ma il vero “lavoro” si è svolto nei due anni precedenti, per allenarsi a questo sforzo.

 

Il progetto nasce affiancato alla danzatrice Giovanna Galimberti – euritmia – e alla soave voce “a cappella” di Nadia Radici, grazie alle quali si è creata l’atmosfera necessaria all’esperimento di arte oggettiva.

L’esperimento si ispira agli insegnamenti del maestro armeno George Ivanovic Gurdjieff, specificatamente a un estratto del testo Frammenti di un insegnamento sconosciuto, scritto da Petr D. Uspenskij, allievo di Gurdjieff:

 

Gurdjieff — […] Tutto ciò che conoscete, ciò che chiamate arte, è arte soggettiva, che io mi rifiuto di chiamare arte, perché attribuisco questo nome solo all’arte oggettiva. La differenza tra l’arte oggettiva e l’arte soggettiva, consiste nel fatto che nel primo caso l’artista crea realmente, fa ciò che ha l’intenzione di fare, introduce nella sua opera le idee e i sentimenti che vuole. E l’azione della sua opera sulla gente è assolutamente precisa; essi riceveranno, naturalmente ciascuno secondo il proprio livello, le stesse idee e gli stessi sentimenti che l’artista ha voluto loro trasmettere.

Quando si tratta di arte oggettiva, non può esservi nulla di accidentale, né nella creazione dell’opera stessa, né nelle impressioni che essa suscita. Quando invece si tratta di arte soggettiva, tutto è accidentale. L’artista, ripeto, non crea; in lui ‘qualcosa si crea da sé’. Ciò significa che un tale artista è in balia di idee, di pensieri e di umori che egli stesso non comprende e sui quali non ha il minimo controllo.

L’arte non rischia di scomparire diventando tanto precisa? Domandò uno di noi. E non v’è forse appunto una certa imprecisione, un non so che di indeterminato che distingua l’arte, dalla così detta scienza? Se questa impressione scomparisse e se l’artista stesso cessasse di ignorare ciò che vuole ottenere, e conoscesse a priori l’impressione che la sua opera produrrà sul pubblico, allora si tratterebbe di un libro… non più di arte.

Gurdjieff — Non so di che cosa parliate, usiamo misure differenti: io valuto l’arte dalla sua coscienza; voi l’apprezzate quanto più essa è incosciente. 

Non ci possiamo comprendere.

Un’opera d’arte oggettiva deve essere un libro come voi la chiamate; la sola differenza è che l’artista non trasmette le sue idee direttamente con parole, segni o geroglifici, ma attraverso determinati sentimenti che egli suscita coscientemente e sistematicamente, sapendo ciò che fa e perché lo fa.

ESPERIMENTO DI ARTE OGGETTIVA

 

  1. Il pubblico è stato condotto in un’anticamera per assistere alla proiezione di un video, in cui scorrevano immagini-esempio di illusioni ottiche, con il primario intento di destabilizzare la credenza innata nell’attendibilità del nostro apparato visivo
  2. Il pubblico ha ascoltato la lettura della filosofia di Gurdjieff, in merito all’arte oggettiva, dopodiché è stato invitato ad accomodarsi nella sala principale, per proseguire l’esperimento. Scopo dell’esperimento: condurre i fruitori a provare l’emozione vissuta dall’artista durante l’atto creativo. Accanto ad ogni sedia, lo spettatore, poteva disporre di un questionario e una penna, per vistare il proprio stato emotivo, in base all’elenco – emozioni primarie e secondarie – come indicato in psicologia.
  3. L’opera Living Fulcrum è stata accesa e vista per pochi istanti, giusto il tempo di ascoltare il concetto dell’opera e rispondere alla domanda di Mya Lurgo, posta al Pubblico per tre volte di seguito.
Living Fulcrum, pittura tecnica mista, LED, ø 300cm, 2020

Concetto:

 “Desidero addentrarmi nel Living Fulcrum, nel processo creativo dell’esistenza,

nel punto o vortice

dove l’idea diventa forma,

dove la cellula si fa battito cardiaco,

dove la probabilità-onda collassa in particella,

dove la vita è sempre e soltanto vita,

senza opposti.

 

DOMANDA PER IL PUBBLICO:

Come ti senti nel cuore della vita, nell’eterno pulsare del divenire,

nel LIVING FULCRUM – il fulcro vivente – dove tutto si inForma? Cosa provi?

Per rispondere oggettivamente alla domanda il Pubblico è stato accompagnato da Mya Lurgo in un esercizio respiratorio mirato a interrompere, temporaneamente, l’attitudine a giudicare, comparare, catalogare… tale pratica è stata ricevuta con la tecnica della scrittura meditativa e consiste di sette intensi respiri circolari: inspirazione ed espirazione senza pause.

Durante l’espirazione, a occhi chiusi, il Pubblico immagina di toccare l’opera con le mani. In sintesi:

“Inspiro e guardo l’opera, portando l’immagine dentro di me, espiro, chiudo gli occhi e immagino di toccare l’opera con le mani”

L’esercizio, durato pochi minuti è ben lontano dall’essere una meditazione tradizionale, anzi è uno strumento atto a bypassare – come una folgore – le parvenze fallaci, che ottenebrano l’oggettività della percezione, inducendo la chiara luce nella maggior parte del pubblico.

Dopo questa respirazione di gruppo, ognuno ha compilato il questionario, lasciando in aggiunta,le proprie opinioni personali.

I questionari sono stati ritirati dopo pochi minuti, infine Mya Lurgo ha dichiarato al pubblico l’emozione principale, che ha esperito nelle 33 ore di pittura, suddivise in quattro giornate e subito dopo, ha letto a voce alta le risposte – anonime – del Pubblico, per garantire un riscontro veritiero e in tempo reale.

“All’inizio ho provato una forte vertigine, uno stupore, un’esaltazione che potrei definire gioia, per poi restare interamente avvolta da un profondo senso di pace interiore e sollievo. Dovendo però indicare un’emozione tra quelle elencate nel questionario e riconosciute dalla psicologia contemporanea,

la calma è ciò che ho maggiormente esperito nelle ore di pittura.

 

La calma è pertanto l’emozione che, oggettivamente, dovrebbe ricevere il pubblico di  LIVING FULCRUM osservando l’opera

A seguire, il risultato dell’esperimento riportante le emozioni primarie e secondarie del Pubblico.

“[…] E l’azione della sua opera sulla gente è assolutamente precisa; essi riceveranno, naturalmente ciascuno secondo il proprio livello, le stesse idee e gli stessi sentimenti che l’artista ha voluto loro trasmettere” — Gurdjieff

CONCLUSIONI

La bellezza non è più prerogativa dell’occhio dell’osservatore, bensì una volontà prestabilita dall’artista, che preme per giungere a destinazione.

 

Gurdjieff ha ragione!

Il limite di questo esperimento, per quanto riuscito, è dato dalla scelta delle parole per esprimere la propria emozione.

Le osservazioni personali del pubblico sono a disposizione nel catalogo da richiedere a: myalurgo@gmail.com

 

Una celebre frase del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein afferma che “i limiti del mio linguaggio, significano i limiti del mio mondo”; in pratica, quando non abbiamo a disposizione una parola per esprimere un concetto, non possiamo nemmeno formularlo. Il linguaggio adoperato, influenza e altera in modo profondo cosa e come si pensa; anche la percezione del mondo esterno è condizionata dai propri personali confini linguistici.

 

Nel catalogo è possibile visionare anche il rapporto “dietro le quinte” degli insegnanti di Lettura dell’Aura, Anna di Natale e Roberto Mantovani: un esperimento nell’esperimento!

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