G. I. GURDJIEFF E L’ARTE OGGETTIVA

Un prisma riflette la luce creando una moltitudine di clori. Immagine di copertina della mostra di Mya Lurgo

Invito alla Performance | 14 – 15 – 16 Febbraio | Centro Culturale Museo Elisarion

SENSIBILE È LA CHIARA LUCE tra le parvenze fallaci…come una folgore 

Per sperimentare l’Arte Oggettiva annunciata dal mistico armeno G. I. Gurdjieff

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L’opera esposta durante la performance sarà realizzata da Mya Lurgo in 4 giornate, presso il Museo Elisarion a Minusio, mantenendo l’intento artistico vivo e invariato per trentatré ore. La performance avrà luogo nell’atmosfera generata dalla Configurazione Fluttuante di Giovanna Galimberti e dall’inCanto di Nadia Radici, vocalist.

“Gurdjieff: per cominciare ricorderò che vi sono due tipi di arte, l’arte oggettiva e l’arte soggettiva, l’una affatto diversa dall’altra. Tutto ciò che conoscete, ciò che chiamate arte, è arte soggettiva, che io mi rifiuto di chiamare arte, perché attribuisco questo nome solo all’arte oggettiva.
Ciò che io chiamo arte oggettiva è difficilmente definibile, innanzi tutto perché voi attribuite le sue caratteristiche all’arte soggettiva, poi perché voi ponete le opere d’arte oggettiva, quando vi trovate di fronte a loro, sullo stesso livello dell’arte soggettiva.

Vi esporrò chiaramente il mio pensiero. Voi dite: un artista crea. Io riservo questa espressione per l’artista oggettivo. Per l’artista soggettivo, dico che in lui ‘si crea’. Ma voi non fate questa distinzione, che pure è immensa. Inoltre, voi attribuite all’arte soggettiva un’azione invariabile, in altre parole credete che tutti reagiranno allo stesso modo a opere d’arte soggettiva. Immaginate, ad esempio, che una marcia funebre farà sorgere in ognuno pensieri tristi e solenni e che qualsiasi musica ballabile, una komarinski, per esempio, susciterà pensieri allegri. In realtà non è affatto così. Tutto dipende dai processi associativi. Se mi accadesse di udire per la prima volta, sotto l’impressione di una grande disgrazia, un motivo allegro, questo motivo in seguito susciterebbe in me, e per tutta la vita, pensieri tristi e opprimenti. E se, un giorno in cui mi sentissi particolarmente felice, udissi un motivo triste, questo motivo provocherebbe sempre in me pensieri felici. Così accade generalmente.

La differenza tra l’arte oggettiva e l’arte soggettiva, consiste nel fatto che nel primo caso l’artista ‘crea’ realmente, fa ciò che ha l’intenzione di fare, introduce nella sua opera le idee e i sentimenti che vuole. E l’azione della sua opera sulla gente è assolutamente precisa; essi riceveranno, naturalmente ciascuno secondo il proprio livello, le stesse idee e gli stessi sentimenti che l’artista ha voluto loro trasmettere. Quando si tratta di arte oggettiva, non può esservi nulla di accidentale, né nella creazione dell’opera stessa, né nelle impressioni che essa suscita.
Quando invece si tratta di arte soggettiva, tutto è accidentale. L’artista, ripeto, non crea; in lui ‘qualcosa si crea da sé’. Ciò significa che un tale artista è in balia di idee, di pensieri, e di umori che egli stesso non comprende e sui quali non ha il minimo controllo. Essi lo dominano e si esprimono da sé sotto varie forme. Una volta assunta accidentalmente una qualunque forma, tale forma, sempre altrettanto accidentalmente, produrrà sullo spettatore questa o quella reazione a seconda dei suoi umori, dei suoi gusti, delle sue abitudini, e della natura dell’ipnosi sotto la quale egli vive. Non vi è in questo niente di invariabile, niente di determinato. Nell’arte oggettiva, al contrario, nulla di indefinito.

L’arte non rischia di scomparire diventando tanto precisa? Domandò uno di noi. E non v’è forse appunto una certa imprecisione, un non so che di indeterminato, che distingua l’arte, dalla così detta scienza? Se questa impressione scomparisse e se l’artista stesso cessasse di ignorare ciò che vuole ottenere, e conoscesse a priori l’impressione che la sua opera produrrà sul pubblico, allora si tratterebbe di un ‘libro’… non più di arte.

Non so di che cosa parliate – disse Gurdjieff – usiamo misure differenti: io valuto l’arte dalla sua ‘coscienza”; voi l’apprezzate quanto più essa è ‘incosciente’. Non ci possiamo comprendere. Una opera d’arte oggettiva deve essere un ‘libro’ come voi la chiamate; la sola differenza è che l’artista non trasmette le sue idee direttamente con parole, segni o geroglifici, ma attraverso determinati sentimenti che egli suscita coscientemente e sistematicamente, sapendo ciò che fa e perché lo fa. Alcune leggende – disse allora uno dei presenti – parlano di statue di dei, nei templi antichi della Grecia – per esempio la statua di Zeus ad Olimpia – che producevano su tutti un’impressione ben definita, sempre la stessa.
Esattissimo, disse G. E il fatto che tali leggende esistano dimostra che gli Antichi avevano compreso la differenza tra l’arte vera e quella non vera: l’effetto prodotto dalla prima è sempre lo stesso, l’effetto prodotto dalla seconda, sempre accidentale.

Non potreste indicarci altre opere d’arte oggettiva? Vi è qualcosa che si possa definire oggettivo nell’arte contemporanea? Quando è stata creata l’ultima opera d’arte oggettiva?.
Prima di parlare di tutto questo, rispose, si deve comprendere qualcosa di fondamentale. Se afferrerete questi principi, sarete capaci di rispondere voi stessi a tutte queste domande. Ma se non capite i principi, nulla di quanto io possa dirvi vi servirà da spiegazione. È a questo proposito che è stato detto: guarderanno con gli occhi, e non vedranno, ascolteranno con le orecchie, e non udranno…”

P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto.

Georges Ivanovič Gurdjieff

Georges Ivanovič Gurdjieff  è stato un filosofo, scrittore, mistico e maestro di danze armeno, di origine greco-armena.

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