Pittura

Il filo collega tutti gli stati dell’esistenza fra di loro e al loro principio (Guénon)

La Fase I dell’acentrismo nasce dal bisogno di fare pulizia, disgregare i connotati che determinano la personalità e risolvere il sospeso emozionale, scomponendo (acentrizzando) la forma mentis. Come? Osservando il via vai dei propri pensieri. Perché? Perché il pensiero crea. Cosa? La nostra percezione di realtà. L’osservazione iper-lucida dei propri stati mentali consente di mantenere solo ciò che è conveniente pensare, secondo ciò che s’intende ancora esperire nel quotidiano vivere. Il resto va cestinato. Non pensato, non evocato.
Reset. Il grattage è la tecnica impiegata quale discriminante esistenziale (né questo, né quello, perché il nostro sapere è un sapere acquisito), fino alla resa, fino al vuoto che riconosce e accoglie l’essenza pura e libera dell’Essere non condizionato da schieramenti, aspettative, cognizioni di causa.
Il sapere di non sapere è l’unico sapere che conta, la dotta ignoranza resta pertanto punto di riferimento plausibile per vivere nel mondo come esseri vuoti: canali di ricezione per l’intuizione. Le opere acentriche della Fase I esprimono questa ricerca del vuoto, motivo per il quale i colori sono versati, miscelati fino a farsi monocromo e raschiati (grattage quale operazione alchemica) per ripristinare la vergine tela (paradiso o stato di comunione ininterrotta con il senza centro e senza circonferenza), proprio come se non fossero mai state realizzate:

“Chi potrà mai dire che ho fatto opera d’arte? Solo chi avvertirà il ritorno all’Immortale Candore. Ma poi a chi importa? Persino l’artista è assente”
(dal diario di Mya Lurgo)

YVES KLEIN: Stabilito che ho usato pennelli vivi per dipingere, cioè il corpo nudo di modelle vive spalmato di colore e con questi pennelli vivi costantemente ai miei ordini tipo – un po’ più a destra e ora verso sinistra, di nuovo un po’ a destra, ecc. – ho risolto il problema del distacco dall’opera nel mantenere una distanza fissa obbligatoria dalla superficie del dipingere. 

Nell’arte acentrica l’artista, per sovvenire al problema del distacco dall’opera, riduce se stesso ai minimi termini nell’intento di attrarre la pura espressione, senza contaminarla con il filtro della propria personalità e dei propri obiettivi; il Vuoto interiore è suscitato in primis, togliendo la centralità della propria attenzione dalle credenze non più utili (indagine meticolosa e assidua), secondariamente attraverso svariate tecniche di meditazione, attuate per predisporsi al momento creativo. La fase di grattage, interiore ed esteriore, è fondamentale per sviscerare la propria espressione arte-terapica, affinché più nulla possa interferire con l’Immateriale, l’Incondizionato, il Vuoto in cui la chiarezza creativa si fa presenza.

Ogni cosa s’interrompe, ogni cosa diviene vuota e completamente nuda come lo spazio. Contemporaneamente compare una pura consapevolezza, non estranea a te stesso, ma radiosa, vuota e senza orizzonte o centro. Questa intrinseca consapevolezza si manifesta in una grande massa di luce, in cui la radiosità e il vuoto sono indivisibili” (Il libro Tibetano dei Morti)

I vicoli verticali sono ciò che rimane, talvolta, dell’opera: di-segni che partono dalla materia (la tela) per proseguire metafisicamente oltre, come un’invocazione.

Le circo-stanze sono percorsi a perdere, dove a ogni giro di boa si ha l’opportunità di scegliere di nuovo senza lasciar decidere al passato l’azione del presente, e il cerchio si espande infinitamente, e l’illusione della circonferenza si estingue nell’Unico Adesso, tempo in cui è possibile collassare il circolo vizioso delle soggettive circostanze, per offrirci più vita – V.I.T.A: Virtuale Interrelazione Teoretico Affettiva.

Quando si pensa
Spesso non si è ispirati
L’ispirazione
È pensiero più qualcos’altro
Più l’apparizione dello spirito
Questo spirito strano
Non si può dire
Insomma che non esista questo spirito
Anche se si è materialisti
Esiste
È un momento favorevole
Forse un momento organico favorevole
All’improvviso tutto va per il meglio…”
(Yves Klein, Dialogo con me stesso)

L’intuito resta la traccia prima, quale trafilo di luce e proprio la luce segna il passaggio dalla Fase I alla Fase II, con l’opera intitolata Tra cielo e terra il confine sconfina e trascende (2005). Negli anni successivi, la produzione della Fase I, pittorica, ha assunto nuovi risvolti: la serie Tavole Parolibere, omaggio al Futurismo che fu, è un binomio di colori e acronimi, come V.I.R.T.Ù: Vivere In Resiliente Trasfigurazione Uranica, G.E.N.I.O: Gaudere Eterico Non Implica Orgasmo, L.U.C.E: Liturgica Unione Comporta Estasi.
AcquaViva*Imprinting è una serie di opere codificate con simboli runici, sequenze numeriche di Grabovoi e cristallizzazioni di coscienza se-condo la metodologia di Masaru Emoto. Testare la capacità d’impregnazione della materia è lo scopo. Veicolare la propria volontà e rinforzarla con simboli e codici è l’inizio di un lavoro più ampio. L’osmosi opera-fruitore è l’operazione nell’opera.