Installazioni
“L’attenzione è il sentiero conducente all’immortalità, la disattenzione è il sentiero della morte; gli attenti non muoiono, i disattenti sono già come morti” Buddha
Ogni installazione è opera a sé stante; ne sono state scelte alcune a titolo rappresentativo e per ognuna sarà presentato il relativo concept, perché nell’opera l’intento dell’artista è il significante Immateriale.
Chi può dire dove finisce l’aria e comincia il Cielo?
Installazione ambientale composta da un dipinto (tecnica mista) e un nastro adesivo riportante la domanda: chi può dire dove finisce l’aria e comincia il Cielo? Questo nastro scorre fisicamente sulla tela, discende a pavimento, attraversa la stanza risalendo il soffitto e ridiscende nuovamente a incontrare la tela. Il nastro è simbolo delle circo-stanze che si ripetono, come le eterne domande che l’uomo si pone per uscire “dalla gabbietta del topolino”. La continuità, l’Essere senza interruzioni di memoria, è il senso di quest’opera. Una perseveranza d’insieme che guarda all’aldiqua e all’aldilà, come parti integrate alla medesima esistenza. Il percorso del nastro è simulazione di un processo d’involuzione ed evoluzione, dove l’unico guadagno è l’autocoscienza.
Che paradiso sei?
È stata realizzata per Open XI, Esposizione Internazionale di sculture e installazioni a Venezia. Consiste di una digital art stampata su pellicola trasparente calpestabile, applicata a una lastra specchiante lunga nove metri. L’opera, posta a pavimento e all’esterno, riflettente il cielo diurno e notturno lo rende così percorribile al fruitore. All’inizio e alla fine della passarella, su apposito tappetino, si legge la scritta: “Pensieri felici e caotici si contendono, il film mentale del divenire. Che paradiso sei? Quale percezione ti con-vince? Ciò nonostante, il Cielo non si macchia con le nuvole”.
A loro , l’alloro ricevuto
È una digital art su girandola di carta (150×150 cm) con proiezione luminosa integrata (Vetrino). Nell’unità, dare è ricevere, in quest’ottica: “offri a tuo fratello ciò che egli crede di non poter offrire a se stesso”.
Tale idea di “riconoscimento/riconoscenza” è fulcro accentratore di quest’opera, che nasce partendo dallo scatto fotografico di una foglia d’alloro successivamente elaborata in digitale e stampata su carta, tagliata e assemblata, a forma di girandola. La foglia d’alloro è stata scelta per il suo valore simbolico di gloria, sapienza e onore. La girandola rappresenta il mondo che gira su se stesso dimentico della mano reggente, e superstizioso rispetto alle correnti che muovono i meccanismi della vita. Il Vetrino proiettato sulla girandola simbolizza e diviene aureola, luce di coscienza che ridimensiona la fallace percezione che anima l’uomo (percezione che è pur sempre una scelta soggettiva e non un fatto), giacché la Verità rimane intatta. L’opera nasce, inoltre, con l’intento di “misurare” l’effetto che la volontà di creazione dell’artista ha sui fruitori, come si è voluto dimostrare con il test sul campo aurico condotto dalla Dr.ssa Elena Puntaroli, dal quale si evince che l’arte impronta “per osmosi” l’osservatore. Con questa premessa, che opera vogliamo mettere in salotto? Ma soprattutto, siamo realmente capaci di acquistare opere compatibili con il nostro essere?
Breaking out of boundaries
L’opera nasce con l’intento di porre focus sull’ideale di un’esistenza senza barriere e senza paure. Il confine sconfina pertanto nella volontà di avere fiducia, nel piacere della condivisione e nella capacità di visionare, trascendendo l’umano senso del territorio, del possesso e delle forzate tradizioni. La Grande Muraglia Cinese, simbolo della più monumentale espressione difensiva del pianeta terra, nell’immaginario artistico di Mya Lurgo assume connotazioni poetiche: non più sbarramento, bensì un trait-d’union, una potenziale membrana psico-fisica, che si presta a collegamenti, comunicazioni e comunioni senza circonferenze e senza restrizioni di pensiero, perché infondo, chi mai può dire dove finisce l’aria e comincia il Cielo?
Free tree
Free tree. Albero della Vita Cosciente e Coscienziosa è un’installazione composta da un dipinto su tela, sul quale è proiettata un’opera di arte digitale. Il binomio evoca la risalita dell’energia kundalini sino all’apertura dell’occhio che vede e provvede. L’uomo in sé, dotato di ali e radici, è potenzialmente Albero della Vita e della conoscenza a condizione che diventi cosciente e coscienzioso: non più soggiogato dall’istinto dei propri vizi capitali.
Karma, il gioco della vita
Consiste di un’immagine proiettata a parete e da alcune pedine di plastica che rappresentano dei giocatori fittizi. Concettualmente il “dado è tratto”, ma solo a livello Immateriale. Il focus è sul gioco-giogo. L’impianto digitale (lo spazio di gioco-giogo) è il risultato dell’assemblaggio d’immagini raffiguranti giochi enigmistici – simbolo dell’occulto – e una roulette russa la cui pallina non è disponibile al gioco (les jeux sont fait… ma altrove). I giocatori-pedine, per terminare il gioco-giogo, devono abbandonare i tracciati conosciuti e avventurarsi nello sconosciuto, in questo caso fuori dal campo di gioco – fuori dalla Legge del Karma – motivo per il quale vi sono pedine sparpagliate fuori dagli schemi. Ogni giocatore ha come destinazione se stesso.
Una luce prenderò per te là fuori
Si compone di un dipinto, tecnica mista su tela, sul quale è proiettata un’immagine digitale intitolata Samsara, dal sanscrito “scorrere insieme” per significare il ciclo di rinascite al quale l’uomo è soggetto per evolvere. Il supporto di tela e la pittura materica esprimono la fisicità terrena, mentre l’immagine digitale sovrastante ha valore Immateriale e assume connotati allegorici, riferiti ai possibili stati di coscienza esperiti nel passaggio tra la vita e la morte. Una luce prenderò per te là fuori offre al crudo mondo materialista un segno dall’aldilà. Il percorso di briciole di pane disseminato a pavimento e ispirato all’ermetica favola di Pollicino di Charles Perrault, invita il fruitore ad avvicinarsi all’opera – soglia esistenziale – compiendo un cammino a ritroso, una sorta di ricapitolazione e reminiscenza di tutte le vite passate. Le briciole di pane fungono da “tappe di memoria”: esperienze da (r)accogliere e sintetizzare nel proprio registro di coscienza per comprendere la continuità dell’esistenza e non perderne il filo logico.
Enlightening area
Avvia una serie di opere pensate per essere posizionate nel contesto urbano e messe a disposizione del pubblico. Il progetto consiste, di fatto, nell’esaminare lo spazio cittadino, identificando luoghi che possano essere trasformati in spazi di meditazione o riposo. L’opera-prototipo è stata installata nel piccola grotta del Parco Tassino a Lugano, in prossimità della stazione ferroviaria in occasione dell’evento Fuochi Fatui organizzato dal Dicastero Giovani ed Eventi di Lugano. Si ritiene che ogni città abbia luoghi idonei a essere esaltati da un occhio creativo. Non solo graffiti sul grigiore metropolitano, ma postazioni pubbliche, di privato relax e a cielo aperto.
Oltre
L’opera nasce abbinando un’antica cornice, simbolo della corporeità alla quale siamo assuefatti, a un Vetrino mobile, dove come “oggetti SOSpesi” appaiono i relitti della nostra percezione. Solo la luce in eterno movimento, ma immancabilmente se stessa, è ordine, kosmos.
IO SONO la porta del cielo
L’opera nasce abbinando un’antica cornice, simbolo della corporeità alla quale siamo assuefatti, a un Vetrino mobile, dove come “oggetti SOSpesi” appaiono i relitti della nostra percezione. Solo la luce in eterno movimento, ma immancabilmente se stessa, è ordine, kosmos.
Butterfly effect
L’opera è composta da un dipinto su tela (80x60x4 cm), mixed media, sulla quale è proiettata un’immagine digitale. Il binomio crea un effetto 3D. Spunto di partenza per la realizzazione del pezzo è la frase del matematico Edward Lorenz: “È possibile che il battito d’ali d’una farfalla in Brasile possa scatenare un uragano in Texas”. L’interdipendenza rende ognuno puzzle necessario alla matrice del “Fiore della Vita”.
Come cerchi nell’acqua
L’opera è composta da un dipinto su tela (80x60x4 cm), mixed media, sulla quale è proiettata un’immagine digitale. Il binomio crea un effetto 3D. Spunto di partenza per la realizzazione del pezzo è la frase del matematico Edward Lorenz: “È possibile che il battito d’ali d’una farfalla in Brasile possa scatenare un uragano in Texas”. L’interdipendenza rende ognuno puzzle necessario alla matrice del “Fiore della Vita”.
OlosPeak Soul Area ©
Sono percorsi contemplativi guidati realizzati prevalentemente con interventi di arte digitale e video arte proiettati a soffitto, quale “altro cielo”, per generare nuovi pensieri. L’utente è chiamato a partecipare fisicamente all’opera attraverso l’osservazione, l’immaginazione soggettiva a occhi chiusi, e il proprio respiro. L’allenamento è un’esplorazione entronautica: un viaggio introspettivo che intende rimuovere i confini che generano in noi l’illusione del nostro piccolo sé separato dall’olos (la totalità). Questi percorsi sono espressioni artistiche da viversi in apposito spazio chiamato OlosPeak Soul Area©: una struttura di privato relax e raccoglimento ideata in collaborazione con l’architetto Omar Antonelli. Un luogo-non luogo, idoneo a spazi pubblici e privati nato per soddisfare nuove esigenze di pausa per estraniarsi dal frastuono quotidiano e favorire la quiete interiore, necessaria alla pace esteriore.
L’habitat OlosPeak privilegia la ricezione sensoriale per coadiuvare l’espansione di coscienza nell’Olos, con lo scopo di rigenerare il potenziale creativo utile ad attrarre rinnovate e favorevoli circostanze di vita. Per la scienza il valore psico-fisico dato dalla fruizione di tale progetto è convalidato sia dalla diminuzione del livello di cortisolo (ormone dello stress) nel sangue, sia dall’incremento di onde cerebrali di tipo alfa proposto dal rilassamento vigile, la veglia ad occhi chiusi usualmente attivata con la meditazione o lo stato di coscienza precedente l’addormentamento.
Profezie del Divenire_Téchne
La serie Profezie del Divenire, ulteriore sviluppo degli Abiti di san(T)ità, sono opere di cristallizzazione cosciente e oggettiva. Questa serie ha inizio con l’Opera Numero Uno Riconversione Acentrica, un prototipo, dettagliata qui di seguito nel suo processo alchemico-artistico di acentrismo-cristallizzazione-acentrismo. L’opera ha condotto alla creazione di altre due serie, quali sottoclassi della medesima ricerca: Profezie del Divenire Cosmo(a)gonia e Profezie del Divenire IlluminAzioni.
La TV – television – trasmette immagini e racconta una visione (tell a vision) della realtà, affinché sia collettivamente percepita come da istruzioni. Le Profezie del Divenire sono operazioni per dirsi “saniamoci da ciò che crediamo di essere e da ciò che crediamo di vedere”, giacché percepiamo per risonanza solo ciò che già siamo. Tali opere sono operAzioni alchemiche che cristallizzano ed esternano un’altra versione rispetto alla visione mediatica. Una versione né buona né cattiva e, ben inteso, non uno scenario parallelo creato dall’ego dell’artista. Qui, l’astensione dal giudizio è fondamentale per sviluppare la cosciente volontà di essere testimoni neutrali, non schierati, non identificati con le ragioni del resoconto mediato dagli organi d’informazione. Così facendo, l’artista può visionare – concepimento Immateriale – una versione super partes, alternativa al diktat mediatico e al proprio desiderio. Addentriamoci nella tecnica, tenendo presente gli insegnamenti rosacrociani che tanto appassionavano Klein:
“La ricerca del bene nel male, cambierà col tempo il male in bene. Se la forma che è costruita per diminuire il male è debole essa non avrà nessun effetto e sarà distrutta dalla forma cattiva: ma se è forte e frequentemente ripetuta, essa avrà l’effetto di disintegrare la cattiva e sostituirvi la buona. Tale effetto, intendiamoci, non è prodotto dalla menzogna o dal negare il male, ma dalla ricerca del bene” (Max Heindel, Cosmogonia dei Rosacroce)
L’opera inizia con uno scatto fotografico al televisore di una precisa schermata televisiva durante il TG, quale corpus dell’informazione collettivamente ricevuta; qui si prende atto, senza schieramenti (primo stato); in seguito l’artista elabora in digitale l’immagine e il relativo giudizio, amplificandone i pixel – acentrismo – per depistare la mente che mente continuamente dall’input visivo-emotivo inoculato dai mass media: decostruzione della forma-mentis (secondo stato). Il terzo passaggio è l’immagine del monoscopio (immagine televisiva fissa prodotta allo scopo di verificare la qualità delle trasmissioni e delle apparecchiature televisive), sempre uguale in ogni opera. In questo terzo stato l’artista è silente e ricevente. Non c’è azione né volontà d’interferire con un’errata corrige dell’immagine. Il non-giudizio è in opera e in questa quiete viene a riversarsi la figurazione di una probabilità nuova, non ideata con mente dialettica, dando origine alla Profezia del Divenire (terzo stato). Il quarto passaggio rappresenta la Profezia del Divenire, ma non è la Profezia del Divenire (“Ceci n’est pas une pipe”, direbbe Magritte); tale immagine è fedele alla formula “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma da una forma all’altra”; quest’altra manifestazione o precipitazione del Vuoto si rende disponibile per effetto del non-giudizio (posto in essere, simbolicamente, dal monoscopio): dal Vuoto, puro spazio Immateriale incontaminato onnipotente onnisciente, l’informazione prende forma. L’operazione alchemica potrebbe concludersi qui ma si vuole, in questa serie di lavori, oltrepassare anche il bisogno di avere un’altra versione-visione, motivo per il quale la stessa Profezia del Divenire viene elevata a potenza superiore nel quinto stadio – Fase Bianca – dove l’immagine, e tutti i suoi referenti, tornano a essere origine unica senza contraddizioni e costrizioni, in quanto ciò che non è manifestato non comporta limitazione di dualità (quarto stato).
Il bianco è il complesso della rifrazione di tutti i colori e nella sua forma più pura simboleggia la vibrazione di coscienza centrata nella divina realtà. Il quinto passaggio è pertanto un’offerta al Vuoto, dove l’Elan Vital – lo Spirito – s’in-Forma (prende forma) e tutto torna all’origine, alla norma, prima del tempo e dello spazio: nessuna immagine, nessun condizionamento, nessuna interpretazione. Pura vita senza circonferenze.
I cinque stati dell’opera Profezie del Divenire sono stampati su carta e inseriti nel giornale, il quotidiano, quale testata giornalistica assunta per storicizzare l’opera nel qui e ora e per consentire al fruitore di voltare pagina: gesto che simboleggia il lasciar scorrere, andare avanti, perdonare, poiché nell’umanità tutto è in relazione con tutti. Dar sfogo al proprio giudizio, che significa in questo caso identificarsi nella notizia mediatica, alimenta il messaggio trasmesso, mentre una sana neutralità (self-control sul proprio pensare, sentire e re- agire), non apporta ulteriore pathos. La notizia, circo-stanza relativa a un numero definito di individui, viene assunta da ogni singolo telespettatore vittima dell’identificazione, incapace quindi di rimanere in sé. Per non aggiungere benzina sul fuoco sarebbe opportuno sospendere il giudizio, rimanendo neutrali o meglio ancora propositivi. Qui di seguito un estratto del dialogo svoltosi sul sito Above Top Secret nel mese di ottobre 2008, tra un sedicente insider delle bloodlines, presentatosi con lo pseudonimo Hidden Hand, e i lettori (traduzione di www.anticorpi.info dal sito www.illuminati-news.com):
“Secondo voi come mai i mass media sono così importanti per noi? Nel vostro stato comatoso ipnotizzato avete (come società), prestato il vostro libero consenso allo stato in cui il vostro pianeta si trova attualmente. Le vostre menti sono state saturate con i malsani piatti serviti attraverso le vostre televisioni fatte di violenza, pornografia, avidità, odio, egoismo, e una incessante serie di cattive notizie che alimentano la paura. Quando è stata l’ultima volta che avete pensato a qualcosa di bello e puro? Il pianeta si trova nello stato in cui è a causa dei vostri pensieri collettivi. In tutto ciò voi siete complici grazie alla vostra inazione, ogni volta che vi volgete altrove quando assistete a un’ingiustizia. A livello sub-cosciente voi partecipate alla creazione del Creatore. Così facendo, state alimentando il nostro scopo. È molto importante per noi che la polarizzazione sia negativa al momento del grande raccolto. Noi abbiamo bisogno di un raccolto negativo e tutti voi state facendo un buon lavoro per aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo. Di ciò vi siamo molto grati”.
Uscire dalla neutralità e saper apportare beneficio è altra cosa. È Lavoro/Servizio Immateriale acentrico ed è possibile soltanto facendo propria una Volontà Altra.
“Tutto quanto accade a un altro, accade a noi stessi e se qualcuno ti domandasse cosa mai una scritta simile possa significare, risponderai che significa il Cuore di Cristo e il Cervello di Shakespeare” (Oscar Wilde, De Profundis)
Con questa prima opera-prototipo, nasce un quesito fondamentale relativo a tutte le serie Profezie del Divenire nel loro quarto stadio: L’arte ha capacità cre-attive? Capacità di attivare dall’Immateriale probabilità esistenziali latenti, ma al momento non disponibili perché non ancora contemplate? YVES KLEIN: “L’immaginazione è il veicolo della sensibilità! Trasportati dall’arte, si materializza istantaneamente. Essa fa la sua apparizione nel mondo tangibile” (L’immaginazione attraverso il processo artistico rende manifesta e tangibile la sensibilità Immateriale). Se così fosse sarebbe davvero Arte e il focus dell’osservatore-artista influenzerebbe l’osservato-opera, come la fisica quantistica insegna. In che modo? L’osservatore-artista, contemplando il Vuoto (terzo stadio) incorpora un’informazione o forma-pensiero (quarto stadio) che attraverso il fare artistico oggettivo e cosciente, precipita nel mondo tangibile. L’acentrismo indaga la possibilità Immateriale di questa teoria attraverso le serie Abiti di san(T)ità e Profezie del Divenire, incluse le due sottoclassi, con l’auspicio di poter giungere a comprovare che l’artista possa veramente essere cre-attivo. Se così fosse, l’arte potrebbe essere ben altro rispetto a ciò che l’attuale sistema indirettamente richiede. Domanda: occorre distinguere artisti cre-attivi da artisti creativi? Certo, ma dipende da quanto chi risponde sia svincolato dal proprio sogno dell’ego. Pensare che Klein fosse già cosciente di ciò, rende chiaro perché pretendesse lingotti d’oro, che poi riversava nella Senna per onorare l’opera di cui si era reso tramite.
YVES KLEIN: Con l’avere respinto il nulla, io avevo scoperto il vuoto. Il significato delle zone pittoriche immateriali, derivate dal profondo del vuoto che in quel momento ero giunto a dominare, era veramente d’ordine materiale. Ritenendo inaccettabile vendere per denaro queste zone pittoriche immateriali, io in cambio della più alta qualità dell’Immateriale pretendevo la più alta quantità del compenso materiale: un lingotto d’oro puro. Per quanto incredibile possa sembrare, ho già venduto un gran numero di queste situazioni pittoriche immateriali. Un artista si sente sempre un po’ imbarazzato quando gli si chiede di spiegare la sua opera. I suoi lavori dovrebbero parlare da sé, particolarmente quando si tratta d’opere valide. Di conseguenza che devo fare? Devo fermarmi? No! Perché ciò che chiamo indefinibile sensibilità pittorica vieta assolutamente e precisamente, questa soluzione personale. Allora penso a quelle parole, che un’ispirazione improvvisa mi fece scrivere una sera: L’artista futuro non sarà forse colui che, attraverso il silenzio, ma eternamente, esprimerà un’immensa pittura, cui mancherà ogni concetto di dimensione?
L’artista acentrico risponde sì alla domanda posta da Klein ed è in virtù di quest’assenso che si sviluppano le Profezie del Divenire_Cosmo(a)gonia (terminata) e Profezie del Divenire_IlluminAzioni (in corso). Queste sottoclassi di lavori vanno viste nella loro evoluzione tecnica rispetto al metodo usato nell’opera-prototipo, in quanto, la pratica ha condotto a una forma espressiva solo apparentemente più economica (i 5 stadi della téchne acentrica non sono più visibili) ma di fatto, mai scevra dal rigore iniziale.
“Una massima occulta dice: ‘Una menzogna è contemporaneamente un delitto e un suicidio nel Mondo del Desiderio’. Gli Insegnamenti dei Fratelli Maggiori, dati nella Cosmogonia dei Rosacroce, spiegano che ogni volta che si produce un avvenimento una certa forma-pensiero creata nel mondo invisibile, registra il fatto. Tutte le volte che l’avvenimento è discusso o commentato, una nuova forma-pensiero si crea, viene a fondersi con l’originale e la rinforza, a patto però che le due forme-pensiero rispondano alla medesima vibrazione; ma se viene emessa un’opinione contraria o falsa, le vibrazioni dell’originale e quelle della riproduzione, non essendo identiche ma discordanti, si urtano e combattono. Se la buona, la forma-pensiero veritiera, è sufficientemente potente, trionferà sulla cattiva, annientandola; il male sarà in tal modo vinto dal bene. Ma se, al contrario, i cattivi pensieri e la menzogna sono i più forti, possono diventare padroni della forma-pensiero veridica e distruggerla, pronti a battersi, in seguito, scambievolmente e ad annientarsi a loro volta” (Max Heindel, Dì per dì).

Profezie del Divenire_Cosmo(a)gonia
La serie è composta da dodici opere, di cui la dodicesima, intitolata Sia Così, è la sintesi digitale delle prime undici. Le Profezie del Divenire Cosmo(a)gonia sono anch’esse opere che trasfigurano la percezione sensoriale e intellettiva a partire dall’artista che (r)accoglie da Internet immagini “horror” (i roghi dell’inquisizione, i rettiliani, la cospirazione globale, le investigazioni sui detenuti, i riti satanici, la violenza su donne e bambini, i giochi di potere del nazismo e il tema della morte), al fianco di immagini “benevole” alle quali, per abitudine o fede, siamo assuefatti. Alchimia e metafisica sono parole chiave per comprendere quest’operAzione acentrica, che si pone l’obiettivo d’integrare gli opposti per consumarne gli effetti, sintomo-simbolo manifesto nel mondo-bolla. Il quid energetico con il quale l’artista entra in contatto è elaborato in tutti i sensi (dodici secondo Rudolf Steiner), giacché l’energia mantiene attiva la sua contaminazione nell’inconscio collettivo – anima dell’umanità – nonostante gli eventi appaiano soggettivi. L’artista di fatto, opera un rifacimento sulla percezione-interpretazione dei mali del mondo, attraverso progressivi assemblaggi e destrutturazioni d’immagini (acentrismo) entro i quali vengono integrate delle icone mistiche – operazione oggettiva e cosciente – per riconvertire l’energia stagnante, grazie alla valenza del credo collettivo. In quest’operare metodico – rimaneggiamento senza giudizio – si genera la cristallizzazione della nuova informazione: Profezia del Divenire da cosmo-agonia a cosmogonia. Infine, l’artista rimane con la netta sensazione che tutto sia compiuto, intendendo con questo termine “neutralizzato”; in sintesi, il pathos collettivo, la forma-pensiero, non viene né alimentata né convalidata, anzi, il focus è posto, quale scelta consapevole, esclusivamente sulla componente Immateriale. In quest’ottica le Profezie del Divenire Cosmo(a)gonia sono opere che trascendono l’agonia soggettiva e collettiva per rievocare e ricontattare il Cosmos, quale coerenza super partes. L’invocazione dell’artista è l’opera visibile nel suo quarto stadio del processo. Il quinto e ultimo stadio, l’affidamento alla Fase Bianca o Vuoto o Opera al Bianco, si conferma quale rito intrinseco, così come i primi tre passaggi non più espressi visivamente. All’occhio resta soltanto il di-segno. Il segno che diventa disegno è cristallizzazione di quanto è stato incantato, precipitato e offerto al mondo quale visione/versione “altra”. Permane pertanto il modus operandi: acentrismo-cristallizzazione (la Profezia del Divenire-acentrismo), sebbene la cadenza dei cinque passaggi non sia più evidente come nell’opera-prototipo. Da qui l’applicazione del motto “gli estremi coincidono”. Le Profezie del Divenire uniscono dualità e dicotomie, in favore del filo conduttore che traduce “l’io e il tu” nel “noi” dell’umanità. Il potenziale dell’opera è nell’Immateriale divenire, da non intendersi come fato o destino, bensì quale destinazione suscitata dal sacrificio della propria opinione. Il risultato di quest’arte acentrica si rifà a un ordine di grandezza che supera la piccola volontà e la logica.
Profezie del Divenire_illuminAzioni
“Gli occhi di un uomo possono svolgere due funzioni: la prima è vedere l’energia così come fluisce nell’universo e la seconda è ‘guardare le cose di questo mondo’. L’una non è migliore dell’altra, ma addestrare i propri occhi solamente a guardare è una rinuncia inutile e disonorevole” (Don Juan Matus – Carlos Castaneda)
Nelle Profezie del Divenire-IlluminAzioni, l’artista invoca la comunione-comunicazione con il proprio potenziale superiore: l’Immateriale. Questa relazione, che avviene soltanto attraverso l’immenso in se stessi, è azione illuminata messa in opera: infiltrazione di una nuova coordinata atta a integrarsi nella realtà. L’infiltrazione è resa possibile tramite l’acquisizione dell’arte della corrispondenza, dove gli inesistenti margini di manovra del piccolo io sono tralasciati nel riconoscere l’Espressione Incommensurabile già integra e integrata in noi, dalla quale una volta che il contatto è avvenuto non possiamo, e nemmeno vogliamo, dimetterci. L’aderenza a questa comunione è pura confidenza e intermediazione ultrasensibile (dialogo catartico e anagogico), grazie alla quale l’artista si lascia illuminare e agire, senza frapporsi e senza imporsi. Ancora una volta quindi l’assenza dell’artista (il nulla della mentalità a favore del Vuoto) consente l’operare dell’Immateriale: lo spirituale nell’arte attraverso l’immaginAzione (non fantasticheria) e la rivelazione. Questa serie avvia inoltre il trait-d’union tra gli Abiti di san(T)ità – persone fisiche che hanno inviato a Mya Lurgo myalurgo@gmail.com la loro immagine all’artista – e scatti fotografici di persone viste in TV o Internet, di cui non necessariamente viene indicato il nome; le singole personalità con il relativo corredo di riferimento, poco importano, ciò che ha significato è l’immaginifica integrazione nel Bene e nel Bello, perché ciò che accade nel mondo fisico costruisce la corrispondente forma nel mondo del desiderio, come i Rosacroce insegnano.
È importante evidenziare che l’esposizione di queste opere, di natura intima, non avviene per plateale buonismo, bensì per creare attraverso il focus di altri fruitori quel quid necessario ad apportare nuove inFormazioni al soggetto dell’opera – una possibilità di accrescere indefinitamente l’incommensurabile, all’interno della sensibilità umana dell’indefinibile – affinché lo stesso possa accogliere in sé ulteriori potenzialità di sviluppo – una memoria che non deriverà affatto dal passato ma che in se stessa sarà conoscenza. Per far questo, non occorre che il soggetto sia al corrente delle finestre di opportunità messe in opera attraverso l’artista nel suo riconoscere iper-lucidamente la perfezione dello Spirito. Tale impregnazione avviene per scelta e si presenta quale opportunità. Visionare è opera/offerta d’artista in stato di grazia, integrare/accogliere è amor proprio del ricevente, in entrambi i casi nulla è dovuto. Non da ultimo, la forma materiale (l’opera) per essere sentita richiede un salto estimativo e concettuale, come lo stesso Klein ha suggerito dicendo: “I miei quadri non sono che le ceneri della mia arte”; per questo sarebbe interessante riuscire ad avere un resoconto, più che una critica sul virtuosismo della tecnica, da parte di chi ha sviluppato l’organo supplementare alla vista: la chiaroveggenza volontaria. Le Profezie del Divenire_IlluminAzioni entreranno a far parte del progetto imago®evolution (www.imagorevolution.info).
YVES KLEIN: Ciò che chiamo indefinibile sensibilità pittorica vieta assolutamente e precisamente, questa soluzione personale. I visitatori delle gallerie – sempre le stesse persone, e simili a tutti gli altri – porteranno con sé quest’immensa pittura nella loro memoria (una memoria che non deriverà affatto dal passato ma che in se stessa sarà conoscenza di una possibilità di accrescere indefinitamente l’incommensurabile, all’interno della sensibilità umana dell’indefinibile). È sempre necessario creare e ricreare in un’incessante fluidità fisica in modo da ricevere questa grazia che permette una reale creatività del vuoto. Questa sensibilità pittorica esiste al di là di noi e tuttavia appartiene ancora alla nostra sfera. Noi non deteniamo alcun diritto sul possesso della vita. È soltanto con l’intermediario della nostra presa di possesso della sensibilità che possiamo acquistarci la vita. La sensibilità, che ci permette di continuare la vita al livello delle sue manifestazioni materiali di base, negli scambi e nei baratti che sono l’universo dello spazio e la totalità immensa della natura. L’immaginazione è il veicolo della sensibilità! Trasportati dall’arte, si materializza istantaneamente. Essa fa la sua apparizione nel mondo tangibile, allorché io rimango in un luogo geometricamente definito, sulle orme di spostamenti volumetrici straordinari, con una velocità statica e vertiginosa.
Klein era uomo avvezzo all’occultismo, al Cristianesimo Esoterico Rosacrociano, alla Gnosi Cristica Integrale, motivo per il quale parla di epoca pneumatica (gli appartenenti alle linee cristiane puramente gnostiche si definivano pneumatikòi). Pierre Réstany, critico, e testimone di Klein, nel descriverlo nel suo libro Yves Klein. Il fuoco nel cuore del vuoto (Giampaolo Prearo Editore, traduzione di Cristina Trivellin) scrive: “Attraverso il blu della sensibilità pittorica Immateriale, Klein s’identifica col Figlio della Trinità liturgica. Egli prende posto alla destra del Padre, l’oro assoluto dell’immortalità e alla sinistra dello Spirito Santo, il sangue dell’amore divino”.
Nello sviluppo dell’arte acentrica dalla sua Fase IV, il tema dello gnosticismo è importante, nonostante oggi la produzione di opere sia ridotta rispetto al livello della ricerca in corso. L’aspetto della visione gnostica che l’acentrismo approfondisce è l’IS Ocristicità: “iso” vale a dire “uguale”, ovvero il conoscersi dell’intelletto immanente uguale al Cristo Eterno trascendente. Questa presa di coscienza è incontro con la Voce, la Luce, la Gnosi, in noi; è identificazione con il volto di Cristo, illuminAzione che porta a conoscere se stessi come gemelli: l’Unigenito, siamo noi, in Cristo. Solo quest’unità-continuità “apre” al Padre (Pleroma, Assoluto) e annichilisce definitivamente il protrarsi del sogno dell’ego, la nostra illusione di separazione e di mortalità a discapito della divina realtà. Di seguito si riporta un estratto, a valore esplicativo, estrapolato dal libro La Gnosi Cristica Integrale di L. M. A. Viola: “La prospettiva pneumatica indica nell’ignoranza metafisica l’origine di ogni malia, sia psichica che fisica e perciò di ogni sofferenza, sub-ferire, in quanto atto che conduce il soggetto intellettivo al di sotto di sé, nella ragione o nel sensus, nell’anima o nel corpo… A causa della subentrata cecità metafisica il soggetto trascendente passa dall’intelligenza pura alla sensazione, dalla verità intelligibile alla bellezza sensibile, egli, da signore, diviene servo della sensazione, dominato dalla malia è incantato, umiliato, sottomesso, asservito all’immagine alienante. L’identità dell’Essere Puro è oscurata, è sospesa dall’associazione alla psiche mobile e al corpo transeunte, su questa identità cala il velo, a causa del velo è determinata una proiezione allucinatoria, cosmica, psichica e corporea. La conoscenza metafisica di sé libera da ciò che non ha realtà sostanziale, da ciò che fonda su errore illudente, da ciò che ha la natura di sogno”.
L’assunzione dell’identità isocristica non è, attenzione, un atto presuntuoso (con la presunzione il volo À travers l’Immatériel diventerebbe un tonfo), bensì un dovere per ogni essere umano che riconosce di avere in sé un seme pneumatico (Spirito), da esprimere per se stesso in primis e poi per gli altri quale servizio.
“Dormivo e sognavo che la vita era gioia; mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia” (Rabindranath Tagore)
I Rosacrociani, come si evince nei successivi appunti di studio, esplicitano una differenza sostanziale rispetto al cattolicesimo, di fatto, insegnano che la scala di perfezionamento di Giacobbe si estende dall’uomo a Dio e oltre. Dio inteso quale Grande Architetto del nostro Sistema Solare, non l’Assoluto, ossia la Potenza dalla quale procede il Verbo, Fiat Creatore, Figlio Unigenito – da non confondere con il Cristo – e dal quale proviene il Terzo Aspetto: il Movimento.
Probabilmente a causa di questa visione controcorrente Klein ha tentato nel corso della sua vita di mitigare la sua adesione all’Ordine Rosacrociano di Oceanside, California, con un’esplicita simpatia per Gaston Bachelard, sebbene lo stesso non incentivò alcun rapporto interpersonale; è pur vero comunque, che nessun “fratello” si dichiara pubblicamente Rosacroce. La dicotomia teologica tra lo gnosticismo e il cristianesimo esoterico rosacrociano, non mina l’impegno dell’artista (per fortuna acentrico!) a raggiungere il proprio massimo grado evolutivo, per offrirsi quale strumento quotidiano dell’Immateriale. Strumento non necessariamente coerente con le logiche di mercato o esaurito in un’incessante produttività, in quanto la stessa soddisfa ed esprime le esperienze nei mondi interiori, processi che oltrepassano i confini e la logica del sistema dell’arte e del significato di artista; pertanto anche la definizione “artista acentrico” può ritenersi anch’essa un paradosso, una sovrastruttura da superare con leggerezza. L’artista nell’acentrismo, ossia in ciò che aborre la circonferenza data dai limiti delle definizioni, è un non-artista, dunque un outsider “nel mondo, ma non del mondo” nemmeno dell’arte. L’arte sacra, con cui l’acentrismo potrebbe sentirsi affine, testimonia un credo nato sotto il segno dell’inquisizione e impedito nell’insegnare all’individuo come raggiungere l’isocristicità che lo renderebbe libero. L’arte Immateriale oggi imporrebbe al pubblico sensi molto più raffinati per essere compresa; sensi che potrebbero svilupparsi solo in accordo con le sette virtù teologali e le relative ghiandole endocrine. Yves Klein è stato un precursore egocentrico, esaltato dalle anfetamine e da un’ideale eterico precipitoso per questa nostra onda di vita, ma l’incitamento a superare l’arte stessa, infondendo sacralità nell’espressione artistica, gli va assolutamente riconosciuta.