Digitalart
Non si tratta di crearsi visioni arbitrarie ma di lasciare che affiorino dall’Immateriale accolto in me.
Stargates ascensionali
La serie Stargates Ascensionali amplifica il concetto della Fase I, relativo ai vicoli verticali intesi quali percorsi utili a superare le soggettive circo-stanze (circoli viziosi che inducono a promuovere un logorroico giogo a nostro discapito). Il girare in tondo s’interrompe permettendo una via d’uscita “a spirale”, solo quando il soggetto aggira l’ostacolo superando i propri stessi limiti. Nel superare i vincoli autoimposti, com-muoviamo per attrazione, alternativi e paralleli scenari di vita, proporzionali all’individuale riconoscimento del nostro essereImmateriale: tanto più abbiamo riconosciuto l’essenza Immateriale che ci anima – identificandoci con essa nel qui e ora – tanto più siamo equipaggiati a esperire la quotidianità, liberi dalla camicia di forza dei condizionamenti acquisiti. L’evoluzione di coscienza è stargate ascensionale per l’artista e per il fruitore.
Le opere acentriche sono ponti per ricontattare la propria dimensione esistenziale: “aspaziale”, “atemporale”, “acentrica”. L’arte acentrica è in grado di ricondurre l’osservatore verso l’ancestrale che lo abita, dal momento che non si rivolge prettamente all’occhio (quindi al cervello cranico) bensì al cervello enterico: l’intestino. Il cervello enterico, intestino, chiamato anche cervello di sotto, addominale o viscerale, è un computer operoso e sofisticato, costituito da un’intricatissima matassa di neuroni (centinaia di milioni) e di cavi nervosi, capace di governare in piena autonomia le delicate funzioni della complessa macchina digestiva. L’intestino è quindi l’habitat dove sono utilizzate e prodotte molte delle sostanze tipiche del cervello, come i neuro-trasmettitori (tra cui il 95% di tutta la serotonina prodotta dal nostro organismo). Sede del cervello emotivo e dell’inconscio, archivia le esperienze passate di dolore, producendo sostanze psicoattive (oppiacei, antidolorifici, calmanti) che influenzano gli stati d’animo dai quali il “vedere” dipende. Non da ultimo, all’interno della Fase IV, vi è l’opera A loro, l’alloro ricevuto, utilizzata a titolo di test durante un vernissage (ambiente sfavorevole al raccoglimento) per un esperimento condotto dalla Dr.ssa Elena Puntaroli. Invitata da Mya Lurgo, la dottoressa ha eseguito la misurazione del campo aurico dei partecipanti prima e dopo l’esposizione all’opera acentrica, con l’ausilio della tecnologia GDV – Gas Descharge Visualization: uno strumento di bioelettrografia (non pericoloso e indolore) ideato dal fisico russo Konstantin Korotkov nel 1995, basato sull’effetto Kirlian, che permette di misurare il campo energetico nella sua componente fisica-psicologica-emotiva-spirituale. Tale esperimento, ha rilevato la compattazione del campo aurico del fruitore, in termini di colore e ampiezza, quale reazione all’intento creativo dell’artista. L’esposizione all’opera d’arte, in sintesi, impronta per osmosi l’osservatore. La volontà di approfondire questa ricerca apporterà nuovi risvolti. Da questo si evince che l’arte non ha solo valore estetico – mi piace, non mi piace – o economico, bensì ha valore d’impregnazione. Con tale premessa, che opera vogliamo mettere in salotto? Ma soprattutto, siamo realmente capaci di acquistare opere compatibili con il nostro essere?
YVES KLEIN: Dal 1946 al 1956, le mie esperienze monocrome effettuate con colori diversi dal blu non mi fecero mai perdere di vista la verità fondamentale del nostro tempo, cioè che la forma non è oramai più un semplice valore lineare, ma un valore di impregnazione.
Bolle a orologeria
YVES KLEIN: Dato che ho inventato l’architettura e l’urbanesimo dell’aria – naturalmente questa nuova concezione trascende il tradizionale significato delle parole architettura e urbanistica – essendo mio scopo originario rinnovare la leggenda del paradiso perduto. Questo progetto è stato applicato alla superficie abitativa della terra con la climatizzazione di grandi distese geografiche e attraverso il controllo assoluto delle condizioni termiche atmosferiche, nei loro rapporti con la nostra situazione di esseri morfologici e fisiologici.
La parte qui sopra evidenziata del Manifestodi Klein è il riferimento chiave per il passaggio alla Fase III dell’acentrismo dove l’arte digitale diventa strumento elettivo per di-segnare immaterialmente. Per entrare nello specifico occorre comprendere a fondo le finalità di Klein raccolte nel suo Progetto per un’architettura dell’aria (1958), scritto in collaborazione con l’architetto Werner Ruhnau. Il Progetto per un’architettura dell’aria di Klein non è soltanto urbanistico: temperatura ideale, spazi comuni, città bagnata dalla luce, ecc., l’aspetto più importante è l’impatto che l’Immaterialeè chiamato a riversare sulla società, affinché possa fondersi con il cosmo, ripristinando lo stato paradisiaco. Come? Condizionando l’aria – base della vita – per impregnare il respiro e stimolare grandi cambiamenti sociali tra cui la famiglia: nucleo non più a se stante, bensì appartenente alla comunità. La nudità, favorita dalle condizioni climatiche e spirituali, è altrettanto ben accetta perché scevra da problematiche sessuali e anche il lavoro, caposaldo della società, perde la sua valenza, divenendo secondario alla quiete. C’è da supporre che Klein si sia ispirato al concetto “blue time” o terapeutica del riposo, del Maestro dello gnosticismo Samael Aun Weor? Possibile.
Nell’acentrismo la serie di opere Bolle a orologeria rievoca metafisicamente l’architettura e l’urbanesimo dell’aria: ogni essere umano, se ancora condizionato dal proprio passato irrisolto, è raffigurato nella sua bolla-atmosfera, quale soggettivo centro di gravità temporaneo, contestualizzato in un mondo da mondare e riedificare, acentrizzando l’inquinamento della personale, e troppo spesso fallace, percezione. Percezione così sensibile alle credenze che cicon-vincono e che attivano nella nostra vita circo-stanze solo apparentemente casuali, quali esternazioni psicosomatiche del nostro stato mentale. Ognuno di noi quindi è architetto e urbanista del proprio paradiso o inferno personale: mondo-bolla impregnato dalle scelte attive o reattive che determinano la destinazione del nostro benessere.
Uscire dalla bolla (elemento formale insito nell’acentrismo), significa infrangere l’atmosfera egoica e rinnovare, quale fatto privato, la leggenda del paradiso perduto di cui parla YVES KLEIN: esercizio di vita disciplinato all’esortazione delfica “Conosci te stesso”, investigando la natura Immateriale che ci vivifica, in parallelo allo studio di tesi e antitesi filosofiche e religiose.
In questa ricerca svanisce progressivamente l’illusione della propria circonferenza-bolla quale sé inferiore a sé stante, perché svuotarsi dall’identità acquisita consente all’Immateriale di esprimersi nel veicolo fisico. Tanto più vi è assenza di personalità – Vuoto – tanto più l’Immateriale inForma in proporzione allo spazio libero che trova. Il contatto tra la personalità individuale e l’Immateriale genera in chi la opera la Sensibilità (Pittorica) Immateriale. In questa comunione-comunicazione l’artista, riconnettendosi all’integrità della propria natura, riconosce e fa spazio a visioni e pensieri nuovi. In questo imprinting, generato dal contatto, collassano tutte le coordinate e i preconcetti dell’Io: lo spazio-tempo in tale esperienza si fissa sull’adesso, quale unico momento possibile e interminabile. Il tutt’uno in cui viene a trovarsi l’artista nella sua introspezione è centro unico e unanime d’esistenza privo di circonferenze, da qui l’acentrismo. L’opera che ne deriva è, di fatto, una Zona di Sensibilità Immateriale, dove l’artista non elimina più oggetti o soggetti per restituire al fruitore l’immagine della loro assenza, bensì elimina se stesso, l’idea che ha di sé, per lasciar intravedere l’Immateriale nell’immagine. Nell’arte acentrica l’artista rendendosi spugna uni-versatile, impregnato e pregnante strumento del sovrasensibile, rinuncia a se stesso all’interno e all’esterno, per accogliere il volo dell’invisibile, ricercando metodi espressivi senza circonferenze per poterlo condividere. Questo lavoro di svuotamento è spiritualità senza religione. Fondamentale per l’arte acentrica è la trasmissione incontaminata di ciò che si è ricevuto, e per far questo occorre bandire qualsiasi forma di tensione o di fretta, così come qualsiasi sensualità spirituale o ricerca di emozione. In caso di stanchezza, occorre interrompere l’invocazione. Importante è comprendere la necessità dell’azione senza azione, un operare senza movente (e senza operaio), meglio ancora, un operare senza il movente dell’operaio. L’arte acentrica accade. Sgorga dall’artista. Non è un bisogno e non è un desiderio. È un libero fluire, una comunione-comunicazione metafisica. Essendo priva di un proprio movente esprime volontà altra per assimilazione ed espansione, ciò significa che l’artista apprende a posteriori il significato del suo “portare l’Immaterialenella materia”, rideterminando così la sacralizzazione dell’arte quale linguaggio dell’Immateriale. Questo argomento sarà ulteriormente approfondito nella Fase IV, quando la “comprensione a posteriori” sarà superata grazie all’ottimizzazione dei veicoli ricettivi dell’artista.
Abiti di San(T)ità
La serie Abiti di san(T)ità è un work in progress: un progetto-servizio che l’artista intende tenere aperto, vivo, disponibile. Questo progetto che nasce su commissione e sul passa-parola, non ha prezzo. Di fatto le opere, o meglio le operAzioni vengono commissionate, ma non vendute. Chi commissiona l’Abito di San(T)ità può utilizzare l’immagine (su cornice elettronica, a video, su Facebook, sul blog… a piacimento insomma, per godere dei risultati metafisici) ma non ne detiene i diritti che restano all’artista, quale custode e testimone della trasmissione con l’Immateriale. La serie ovviamente può essere esposta in mostra. Perché questa scelta di campo? Perché l’arte è soprattutto un servizio e come tale deve trascendere interessi e guadagni personali.
La serie Abiti di san(T)ità travalica la camicia di forza della percezione soggettiva, proponendo fisionomie ritrattate: ritratti digitali alterati nell’immagine a cui siamo devoti e assuefatti per avvicinarci a tutto l’Essere che c’è da essere. Chi commissiona l’opera consegna all’artista una fotografia digitale a mezzo busto; la scelta spontanea di quest’immagine è punto di partenza fondamentale giacché rappresenta l’ideale in cui ci identifichiamo. La serie verte su questo principio: l’immagine esteriore dell’uomo e le circo-stanzeche gli orbitano intorno sono il risultato della sua auto-immagine psicologica. Rapportarsi alla propria nuova immagine, alterata da riferimenti simbolici quali stimoli per diversificare l’identificazione, significa ampliare l’abituale percezione di noi stessi – rovesciamento di prospettiva – per integrarsi in un abito-habitat più ampio ed extra-ordinario: fuori dall’ordinario degli individuali accadimenti. L’Abito di san(T)ità è artisticamente una magia simpatetica o un atto vudù, restituendo a tale termine il significato primigenio di “spirito”, “divinità” o, ancor più letteralmente, “segno del profondo”. Non di meno, può ritenersi una contemporanea integrazione nella categoria “iconologia alchemica”.
Questa serie d’icone mistiche orienta una versione alternativa di arte sacra aperta a tutti, indiscriminatamente, perché riconosce, ma non valorizza il peccato originale, inteso come “tutto il nostro passato”. L’azzeramento della disparità, del giudizio, della separazione e della meritocrazia, solve et coagula (acentrizza e manifesta) rinnovati scenari d’esistenza, ripristinando la consonanza e l’appartenenza con la componente Immateriale in noi. Chiunque commissioni il proprio Abito di San(T)ità accetta la possibilità (amor proprio) di essere visto in modo impeccabile – immacolata concezione – e impara a percepirsi e relazionarsi con lo stesso metro di misura: un’incondizionata accettazione grazie al quid Immateriale – Luogo Comune, Sancta Sanctorum – connaturato in ognuno di noi.
La quotidiana messa in opera del proprio Abito di san(T)ità ne presuppone il quotidiano uso, per richiamare coerenti vicissitudini. Ad esempio come immagine profilo sui social network, come salva-schermo del computer e del cellulare, come fotografia digitale sul comodino; questo relazionarsi costantemente a titolo personale e con il mondo esterno, sebbene virtuale, manifesta due creAzioni intrinseche:
1) La contemplazione della propria nuova immagine sprigiona l’aspettoImmateriale, potenziale latente senza circonferenze. Vivificando nel presente ciò che non è ancora, ossia la corretta percezione del Sé che ci anima, in unità con tutto e tutti, “tra le righe” della nostra individualità.
2) La condivisione pubblica e tout court, senza spiegazioni, del proprio Abito di san(T)ità permette a terze persone di rapportarsi all’immagine “ottimizzata” che offriamo di noi stessi, rendendola attuale e attuabile. In pratica, grazie all’osservatore, la “cosa” osservata prende vita amalgamandosi nel tessuto sociale e se la san(T)ità è praticabile per uno è estendibile a chiunque. In quest’ottica il Paradiso Perduto può rinnovarsi: guardando all’altro impeccabilmente, evitando di riversare e proiettare il nostro passato sulla sua persona.
I primi due Abiti di san(T)ità sono stati dedicati agli archetipi dell’umanità, Adamo ed Eva, per ripristinare la loro immagine nell’attuale immaginario collettivo.
Nelle due opere ADM + Eva, e E.V.A Evoluzione Valore Adamico, ADM sta per Adamo che in lingua ebraica significa Umanità, uomo universale ed E.V.A. è acronimo di Evoluzione Valore Adamico. Le opere successive sono fisionomie ri-trattate digitalmente di persone che hanno ricevuto queste immaginazioni creaTTive. La quotidiana contemplazione dell’opera integra il potenziale evocato permettendo un download di attributi latenti, nonché occasioni per sperimentarli. La contemplazione alla quale fa riferimento l’acentrismo è, di fatto, una partecipazione affettiva; spiritualmente la si potrebbe intendere quale pratica di Orazione Mentale: questo immedesimarsi del fruitore nella propria immagine, riveduta e corretta dal deficit di un peccato originale limitante, produce alchimia della riconnessione cosciente tra l’io e il sé.
“L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata; l’immaginazione abbraccia l’universo” (Albert Einstein)
Concludendo, la serie Abiti di san(T)ità resterà un work in progress per tutta la vita dell’artista Mya Lurgo, per la continuità di questo servizio, per la ricerca che ne è derivata e per avere l’opportunità di rinnovare nel tempo – per chi lo desiderasse – l’Abito di san(T)ità ricevuto, quale continuum di coscienza, perché in taluni casi l’artista ha potuto offrire solo ciò che il fruitore era in grado di sopportare.
Chiunque desiderasse l’elaborazione del proprio Abito di san(T)ità può contattare l’artista myalurgo@gmail.com
Corpo di Luce
La serie Corpo di Luce o “capsula elettromagnetica bioplasmatica viaggiante” (definizione di Saul Goodmann nel suo volume Attivazione del Corpo di Luce, Ed. Macroedizioni), esprime il tema della trasfigurazione umana in un unico corpo di gloria, ovvero la rigenerazione e l’integrazione con l’Immateriale: realtà integrale, nella quale la maggior parte di noi sussiste senza memoria.
Il mistico e il cabalista approcciano questa catarsi attraverso la propria dimensione interiore “ora et labora”, l’alchimista – così come l’artista – anche attraverso un luogo esteriore: l’oratorium e il laboratorium, in questo caso l’atelier. Le opere relative alla serie Corpo di Luce originano da scatti fotografici di corpi fisici, elaborati digitalmente al punto da sembrare traslucidi. L’obiettivo è partire dalla fisicità del corpo per giungere a evocare l’intrinseco Immateriale. I Rosacroce, sempre secondo la filosofia di Max Heindel, distinguono lo Spirito dalla trilogia dell’anima (cosciente, intellettiva ed emozionale), al Corpo-Anima.
Lo spirito o Ego è uno Spirito Vergine (ognuno di noi lo è) avvolto da un triplice strato di materia che avvolge la sua origine, enfatizzando l’illusione della separazione dall’Immateriale. L’Anima è la quintessenza che assorbe le esperienze dei tre veicoli inferiori per nutrire lo Spirito aumentandone la coscienza. Il Corpo-Anima, soggetto di questa serie di opere, è uno dei veicoli dello Spirito ed è composto dai due Eteri superiori del Corpo Vitale: l’Etere Riflettore e l’Etere Luminoso. Tale Corpo-Anima, definito anche Figlio di Cristo o Cristo Bambino, si forma con una vita di servizio altruistico, poiché l’amore incondizionato verso il prossimo purifica l’Etere Luminoso e Riflettore separandoli dai due inferiori, l’Etere Chimico e Vitale. Questa separazione consente la volontaria uscita dal corpo e la partecipazione attiva alla vita Immateriale. La separazione dei due Eteri va rigorosamente alimentata con azioni, pensieri amorevoli e abnegazione verso l’umanità in genere, onde evitare di soffrire la fame d’anima, ma soprattutto con la volontà di preparare il “Dorato Manto Nuziale”: il veicolo eterico che lo Spirito costruisce durante vite di purezza, rettitudine e di servizio.
Invece una vita soggiogata fortemente da bassi istinti consuma l’Anima sino ad esaurirla (perdere l’Anima) e con essa, si dissolve anche il Corpo-Anima frustrando la tempistica del piano evolutivo dello Spirito, causando non morte (lo Spirito o Ego non muore mai), ma danno e sofferenza, nell’attesa che si compia nuovamente – per i ritardatari – l’opportunità di affiancarsi a un nuovo Giorno di Manifestazione (ciclo evolutivo).
YVES KLEIN: Io cerco […] di creare nelle mie realizzazioni questa “trasparenza”, questo “vuoto” incommensurabile in cui vive lo spirito permanente e assoluto liberato da tutte le dimensioni.
La serie Corpo di Luce si svilupperà ulteriormente sino a completarsi nel corpo di Resurrezione, ispirato alla visione ultrasensibile ed esoterica steineriana, nell’opera ADAMO II, ecco l’Immortale (2014).
I testi di riferimento sono numerosi tra i quali troviamo le parti relative all’Espiazione tratte dal volume Un Corso in Miracoli, (Edizioni Armenia), Da Gesù a Cristo di Rudolf Steiner (Editrice Antroposofica Milano); Il Cristo risorto e il Cristo Etericodi Alfred Heidenreich (Edizioni Arcobaleno). La Resurrezione, Cristo nel presente (Edizione Novalis); Il Mistero della Resurrezione alla Luce dell’Antroposofia di Sergej Prokofieff (Widar Edizioni); I Vangeli per guarire di Alejandro Jodorosky (Oscar Mondadori) e mai da ultimo, gli insegnamenti del Gruppo di Studi Rosacrociani di Padova. Questi studi incrociati hanno permesso di sviluppare, attraverso la meditazione e l’assimilazione dei concetti, un’immaginazione che scaturisce nella coscienza –Out of the Blue– come un sogno lucido. Al di là di studi “esoterici” e non, complicati da sviscerare e assimilare, quel che conta è giungere alla comprensione che in noi vi è una parte immacolata, intrinseca che non dipende da noi, ma sta a noi scegliere di ricontattare e vi è un’altra parte da edificare e rendere immortale. Tale parte è il nostro veicolo evolutivo, una “sostanza” in grado di conservare l’essere che siamo. La parola “corpo” non si adatta perché non è di ordine materiale. L’espressione Corpo di Luce è quanto di meglio si possa suggerire alla nostra immaginazione, ma lo scopo di queste opere non è raffigurare l’Immateriale, bensì ricordare all’osservatore il Lavoro che c’è da fare per poter essere. La dispersione a tutti i livelli di questo pianeta tende a procrastinare le cose fondamentali per dare spazio a possedimenti e vacuità, ma l’unica “proprietà di valore aggiunto” è la realizzazione dell’anima: veicolo o manto dorato nuziale che ci permetterà di vivere nel Regno, luogo eterico adatto al proseguo del nostro sviluppo umano.
Polluzioni tantriche
Il completamento di questo lavoro artistico è dato dalla serie Polluzioni Tantriche, opere ispirate all’Arcano A.Z.F, al culto del Tantra Kriya-yoga e al rituale Maithuna; tanti nomi per indicare la trasmutazione dell’energia sessuale sino alla sintesi con l’Immateriale. Gli gnostici definiscono questo processo il Matrimonio Perfetto, la copula mistica o metafisica, come si evince dai testi del Maestro Samael Aun Weor, fondatore della Chiesa Gnostica Cristiana Universale. Nell’unione del fallo e dell’utero, in una coppia consolidata e mai casuale, si produce un particolare fenomeno d’induzione elettrica attraverso la sublimazione dell’Ens Seminis, ovvero la volontaria rinuncia alla dispersione del seme (né dentro l’utero, né fuori di esso, né ai lati, né in alcun luogo) con lo scopo di realizzare l’Opera Magna. La coppia, in questo modo, indirizza l’energia sessuale per la propria evoluzione spirituale impegnandosi nella creazione dei corpi di luce invece di lasciarla in balia del desiderio carnale che distoglie dalla realizzazione della propria dimensione spirituale e conduce al mondo della molteplicità, opposto a quello della reintegrazione con l’Immateriale. In questo coito chimico lo sperma semi-liquido rifluisce verso l’interno e verso l’alto, trasformandosi in vapori sottili che aprono l’orifizio del canale midollare, mettendo in relazione il triveni (vicino al coccige) con la ghiandola pineale (cervello). L’ascesa è coadiuvata dai cordoni gangliari, conosciuti in Oriente come nadi (dal Sanscrito “flusso”) chiamati Ida e Pingala. Quando queste energie vengono fatte funzionare simultaneamente, si ha l’attivazione di Sushumna nadi, il canale principale: nel momento in cui tale nadi è attiva è possibile l’ascesa di Kundalini (energia creatrice e termometro del livello di coscienza dell’individuo, simbolizzata dal serpente a causa del sibilo che produce durante la risalita nel canale midollare). Ida – fredda, lunare, Yin – ha le sue radici nel maschio nel testicolo destro e il polo opposto nella fossa nasale sinistra; Pingala – calda, solare, Yang – ha le sue radici nel testicolo sinistro e polo opposto nella fossa nasale destra; questi due cordoni, conosciuti anche come i testimoni dell’Apocalisse di San Giovanni, si sviluppano a forma di otto (Caduceo), ai lati della spina dorsale e hanno natura eterica, pertanto non sono riscontrabili anatomicamente. Da qui lo studio esoterico. Nella femmina, i due Testimoni originano dalle ovaie, le due Olive del Tempio, invertendosi armoniosamente, rispetto alla polarità maschile. Non da ultimo, una respirazione specifica – pranayama egizio – va abbinata alla pratica.
L’ascesa del Fuoco Sessuale o Kundalini si realizza proporzionalmente ai meriti del cuore, per mezzo del diletto sessuale amoroso e veritiero e con una dinamica molto lenta: di vertebra in vertebra (33 vertebre o camere, scala di Giobbe, discesa dello Spirito Santo, ecc.). A ogni vertebra l’uomo realizza prove specifiche permettendo l’ascesa del fuoco sacro su sette livelli: corpo fisico, eterico, astrale, mentale, causale, buddhico e atmico o dell’Intimo. Innalzare “i sette serpenti di fuoco” significa raggiungere l’Iniziazione Venusta o di Venere generando i sette corpi solari: veicoli portentosi adatti all’indagine Immateriale. Segue un ottavo grado che consente la riqualifica dei corpi solari in un’ottava superiore.
YVES KLEIN: Io sono sempre ben sicuro che, nel cuore del vuoto come nel cuore dell’uomo ci sono dei fuochi che bruciano.
Il potere di risalita della Kundalini che a posteriori richiama i vicoli verticali della Fase I e il relativo lavoro di destrutturazione della forma mentis acquisita, è ulteriormente sviluppato nella coppia durante l’estasi sessuale in quanto i partner, uniti in un unico corpo, cooperano unanimi alla consumazione dei reciproci aggregati psichici: l’Io-pluralizzato (subcosciente) che costituisce la natura egoica, ovvero il condominio di personalità che ci dis-animano e non permettono il risveglio della coscienza individuale. Di certo l’espletazione orgasmica non è contemplata. Il “vaso di Hermes” non si versa. L’ens seminis – sperma – va trasformato da materia in energia attraverso la sessualità trascendente. Nella sua ascesa Kundalini consente un ulteriore sviluppo del potenziale umano – Magnus Opera, grazie all’apertura delle sette Chiese o Rose o Chakra o Plessi, consentendo lo sviluppo di poteri extra-ordinari. Man mano che questa forza vitale attraversa i diversi plessi, questi ricevono una certa vibrazione dai segni astrologici che li governano e ognuno reagirà all’ascesa del fuoco spirituale in proporzione al proprio stadio di sviluppo. I plessi più conosciuti sono sette, ma ve ne sono altri che operano in sinergia. La prima Chiesa è sede della stessa Kundalini, energia raffigurata come un serpente arrotolato tre volte e mezzo. La seconda Chiesa (zona genitale) dona potere sulle acque. La terza Chiesa (zona ombelicale) dona potere sul fuoco. La quarta Chiesa (cuore) dona potere sull’aria e coadiuva lo sdoppiamento dell’individuo per accedere ai piani sottili. La quinta Chiesa (laringe) conferisce il dono della chiaro-udienza. La sesta Chiesa (zona fra le sopracciglia) conferisce il dono della chiaroveggenza. La settima Chiesa (pineale) dona i poteri della poli-veggenza, grazie ai quali è possibile indagare le memorie della natura (la ghiandola pineale sintetizza una droga allucinogena chiamata pinealina o pinolina che il subconscio utilizza per comunicare con le sfere più profonde durante il sonno, attraverso i sogni lucidi). Lo gnosticismo, a differenza di altre teorie spirituali, pone molto l’accento sulla necessità dell’unione corporale tra uomo e donna, un’unione tenuta insieme dalla ferrea volontà di trascendere la voluttà dell’atto in sé, senza privarsene, bensì esaltando l’essere androgino che viene a crearsi con l’accoppiamento ai fini del contatto con l’Immateriale. L’uomo e la donna con le reciproche polarità fisiche e metafisiche sono pertanto strumenti viventi per illuminarsi d’immenso e parte attiva dell’Immaterialeche li anima. La loro crescita individuale attraverso l’essere in coppia scaturisce da una tremenda rivoluzione della coscienza e soprattutto delle abitudini.
I Rosacrociani secondo gli studi di Max Heindel, attraverso una volontaria castità (mai imposta), deviano verticalmente l’energia sessuale e impiegano individualmente la forza “non degenerata”, esercitandosi con specifici esercizi atti a unire l’ipofisi e il centro frontale con l’epifisi e il centro coronale, attivando un ponte energetico capace di collegare la coscienza con l’Immateriale. Quest’unione in se stessi con l’elemento maschile e femminile forma l’Albero della Vita capace di donare l’immortalità: la continuità di coscienza. Più nel dettaglio: dopo la pubertà viene a prodursi nel corpo umano un “seme lunare” durante i ventotto giorni di ciclo mensile della luna. Questa creazione si completa ogni mese quando la luna entra nel segno zodiacale che il sole occupava al momento della nascita di ogni persona. Durante il plenilunio questo seme lunare raggiunge le gonadi e se non è espulso e consumato attraverso il piacere sensuale, ha modo di risalire verso l’ipofisi o corpo pituitario (sesta rosa o chakra) al tempo della luna nuova. Se l’aspirante è avviato sul sentiero di santità/castità la propria ghiandola epifisi o pineale svilupperà anche il seme solare, vera fonte di luce interiore. Tale seme, raggiungerà la ghiandola del timo – centro cardiaco – all’equinozio d’autunno e la milza – centro solare – al solstizio d’inverno, per ritornare durante l’equinozio di primavera al centro cardiaco e ricongiungersi nell’epifisi di nuovo al solstizio d’estate; allora i dodici semi lunari preservati attraverso l’astinenza, si uniscono con il seme solare nel terzo ventricolo cerebrale, ponte tra ipofisi ed epifisi: ghiandole a secrezione interna che partecipano all’unione alchemica. L’ipofisi quale polo femminino dello spirito – l’immaginazione – e l’epifisi quale polo mascolino dello spirito – la volontà –; punto intermedio tra i due poli “agape”, l’amore universale. Questo connubio, esperito nel corpo-tempio attraverso la colonna vertebrale, ripristina l’accesso proibito all’Albero della Vita e il ritorno allo stato edenico o originario è nuovamente disponibile. Eden o dimensione eterica alla quale Klein si è sempre riferito, pur ricercandola attraverso soluzioni architettoniche non propriamente immateriali. Il tantrista è chi impara a dominare le proprie passioni, motivo per il quale nelle raffigurazioni siede sulla pelle di tigre, simbolo dell’effettivo dominio degli istinti; cavalcare la tigre significa domare il proprio impulso sessuale incanalando l’energia “risparmiata” nel processo Immaterialedi vivificazione. Il corpo blu di Shiva, è blu perché di fatto, è immortale eImmateriale.
Riflettendo oltre è possibile intravedere una significativa correlazione tra lo spargimento inconsapevole del seme e la legge dell’ammiragliato (Admiralty law; in internet si trovano video e svariata letteratura per chi volesse approfondire), legge secondo la quale l’essere umano viene sfruttato dall’oligarchia dominante perché è un demente caduto in acqua… quale acqua? Seminale? Liquido amniotico? In termini esoterici “acque inferiori o lunari”. Vero è che da un atto generativo coscienzioso e puro – immacolata concezione – sarebbe possibile sviluppare una nuova umanità. Questo significa che tutto ciò che va “contro natura” non potrà produrre l’avanzamento evolutivo previsto.
Pre-visto da chi? A questa domanda rispondono varie discipline spirituali, tra le quali quelle indagate dall’acentrismo: lo gnosticismo, il tantrismo, l’antroposofia, l’archeosofia e la teosofia. Nessuno di loro esclude la supervisione di Gerarchie Immateriali, così come nessuno di loro esclude l’esistenza di un progetto per l’evoluzione dell’umanità (reintegrazione nell’Eden con il plus-valore dell’autocoscienza) e un progetto per la degenerazione dell’umanità (gestione dell’onda dei ritardatari). La questione sessuale rimarrà un problema insoluto, nonostante si pensi il contrario, fintanto che le persone non si saranno prese il tempo per comprendere – senza moralismi – cosa determina i propri impulsi e perché. Avallare promiscuità di vario genere quale “avanguardia sociale”, significa non riconoscere le origini del nostro processo evolutivo. Qualcuno potrebbe obiettare che di certezze non ve ne sono nello studio di queste filosofie, di questi “ismi”. Obiettare fa bene, è un buon inizio. Poi però occorrerebbe mettersi in gioco e “vistare” tutto quello che risuona realistico e tenerlo per buono, vivendolo, sperimentando magari il progressivo passaggio dal sesso, al sesso gnostico (senza orgasmo) alla castità. Trilogia non più intesa quindi a compartimenti stagni, bensì sviluppata in progressivi livelli di difficoltà. Castità, che a ben guardare, può definirsi fraterna considerato che il ruolo di moglie, figlio, padre… è una relazione speciale o karmica solo sul piano fisico, giacché la Fonte Immateriale, unica per tutti quelli che vogliono crederci, Darwin a parte, fa di noi una fratellanza neutrale. Con il tempo e con la pratica saremo in grado d’implementare l’empatia con certe teorie e di creare sincronicità: una sorta di filo diretto con il tessuto Immaterialeche tutto e tutti connette e nel quale “viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere”. Ad ogni modo, certezze o no, ismi o acentrismi, un buon consiglio resta un buon consiglio. Una buona azione resta una buona azione. Si sa, la via “à travers l’Immateriel” non è per tutti allo stesso tempo e allo stesso modo. Va però notato come vi sia nell’essere umano un ritmo scandito dalla fisiologia del corpo stesso: dai quarant’anni in su sarebbe “normale” avere meno pulsioni sessuali e più interessi di natura spirituale/Immateriale, considerato che si può essere relativamente lungimiranti sulla durata della propria vita, invece la società propone stimolanti generando ottantenni come ventenni. Donne che delegano il ritmo della propria fertilità a pillole ormonali che tra i vari danni, desensibilizzano e forse sterilizzano pure. Poche ancora sanno come “decapitare il drago rosso” – il flusso mestruale – per accrescere la propria vitalità, una volta che il marasma emozionale, esaltato da un corpo vitale positivo, si è stabilizzato. Il materialismo sta di fatto alterando le “stagioni” dell’uomo e della donna, spostando la questione sul proseguo della virilità e della bellezza, quando noi siamo destinati all’evoluzione sino alla vita eterna, non certo sostituendo un pezzo di carne alla volta o diventando bionici. La perpetuità è un attributo da conseguire, rivoluzionando la propria coscienza, attraverso la messa in opera delle virtù, sino a realizzare l’anima, veicolo idoneo per accedere al Mondo Immateriale.